Assemblea Transterritoriale Transfemminista Antispecista NON UNƏ Dİ MENO

Assemblea nazionale NUdm

Intervento dell’assemblea transterritoriale ecotransfemminista antispecista di Non UNƏ di Meno CORPI E TERRA  all’assemblea nazionale di BOLOGNA – 3&4 FEBBRAIO 2024

Come Corpi e terra prendiamo parola in quanto interpellatx direttamente riguardo le pratiche di modifica usate dalla nostra assemblea nei testi che produciamo come movimento. Prendiamo parola, non in modalità avversativa, perché desideriamo che la discussione intorno al linguaggio si approfondisca ulteriormente dentro a NUDM e quindi contiamo che ci concorderete un po’ più di tempo per questo intervento.

Siamo contentx che siano uscite finalmente delle riflessioni sulle parole e sul linguaggio perché si fa finalmente chiarezza sui motivi per cui ogni volta che nelle call, nei pad, nelle assemblee  abbiamo proposto modifiche o sostituzioni come  ad esempio, per la parola “Donna” o per l’aggettivo specifico di maschile aggiunto a violenza, oppure quando abbiamo proposto, molte volte, è vero, di sostituire patriarcale con eteropatriarcale o addirittura eterocispatriarcale, di mettere lo schwa come compromesso più accettabile, avvertivamo come una sorta di sconcerto se non  addirittura una qualche sorta di inciampo, di fastidio nella discussione. 

Ora sembra che il tempo per discuterne sia arrivato e ci rendiamo conto con sorpresa e molte perplessità, che l’inaccettabilità delle nostre proposte sia dovuto a blocchi concettuali, all’evitare le obiezioni o argomentare in merito principalmente per paura di sollevare conflitti o di non apparire abbastanza radicali. 

Ci dispiace veder respingere ed eliminare le nostre proposte e ritenerle inaccettabili o così disturbanti da suscitare reazioni di grave intolleranza.

Noi le conosciamo bene queste modalità, perché siamo dentro a NUDM fin dalla sua nascita, molt3 di noi hanno contribuito a scrivere paragrafi nel Piano e già allora, pensate un po’, proponevamo di aggiungere questa o quella parola, di eliminare binarismi come ad esempio quello di umano/animale, col risultato di non riuscire a fare un lavoro per noi del tutto soddisfacente ma che ci sembrava, alla fine, rendere il Piano un documento più ricco e lungimirante anche su temi quali la violenza ambientale e il dominio antropocentrico che, a distanza di anni,sono diventati a tutti gli effetti  argomenti centrali del dibattito pubblico contemporaneo.

Così come abbiamo sempre, nel tempo, tenacemente, proposto per tavoli o comunicati un accenno alla questione palestinese, per estrarre NUDM dall’indifferenza generale in cui questa questione era precipitata, tramite le proposte di adesione al BDS o il dichiararsi SPLAI (cioè Spazio libero dall’apartheid israeliana) mai assunti e mai discussi dentro NUDM, ad eccezione di questi ultimi tragici mesi in cui sembra all’improvviso che siano diventati, anche per NUDM,  delle pratiche possibili per sostenere la liberazione della Palestina.

Ad esserx onestx non ci capacitiamo del tutto che alcune parole o modifiche da noi proposte  risultino ancora oggi così scomode dentro al nostro movimento tanto da giustificarne la non assunzione e che, nel non farlo, si usino gli argomenti della comprensibilità dei nostri testi, dell’accessibilità, della semplicità. Vogliamo solo ricordare a questo proposito che il 25 nov. scorso, quando insieme abbiamo deciso di utilizzare la parola patriarcale e non maschile nello slogan questo non ha inciso sulla marea di 500mila persone scesa in piazza.

Su questi temi ci si interroga ciclicamente dentro al nostro movimento, giustamente, anche se ci sembra che questi argomenti siano per lo più usati strumentalmente perché di esclusioni ne facciamo tante e molto poco ci si interroga, non tanto sull’assenza delle persone froce, queer, trans e antispecistə che hanno attraversato il nostro movimento, sulla nostra reale capacità di assumere concretamente le loro rivendicazioni sia a livello nazionale che territoriale.Molto più tempo dovremmo dedicare a queste assenze, per non parlare di tutte quelle voci marginalizzate e cosiddette “subalterne” a cui non abbiamo ancora saputo dare il giusto ascolto.

Non neghiamolo, quando Elena Cecchetin ha parlato in TV usando parole come patriarcato, violenza strutturale, figlio sano del patriarcato, cultura dello stupro, siamo rimaste tuttx un po’ stupitx nel constatare che queste parole, che erano anche nei nostri testi e nelle nostre piazze e sulle quali ci eravamo interrogatx a lungo riguardo alla loro comprensibilità, fossero state assunte, riprese e condivise come un tam tam sotterraneo. Le parole usate da Elena ci hanno anche detto che non ci sono concetti difficili o frasi inaccessibili, che non esistono termini che non corrispondano al vissuto delle persone e ci è parso più chiaro che un movimento come il nostro, insieme ad altri, ha il compito di costruire stimoli radicali per andare oltre, per approfondimenti che siano di rilettura della Storia, per ribaltare e sostituire concetti e definizioni abituali propinateci dal marchio imposto dall’oppressione.  

Dovremmo riflettere sul fatto che, se facciamo ancora  fatica a scrivere eterosessualità o eterocisessismo o ce ne dimentichiamo spesso e volentieri, se continuiamo a sollecitare le donne come categoria fissa naturalizzata, se proseguiamo imperterritx a nominare la violenza maschile (e non macista o maschilista) come se  la violenza fosse insita nel genere assegnato alla nascita, se non riconosciamo che il patriarcato è interiorizzato  anche dalle donne, che la violenza e la cultura dello stupro attraversano anche il mondo queer, non ci possa essere quella reale spinta di trasformazione sociale e culturale che vogliamo. Se aggiungiamo all’ultimo, in extremis, sui nostri documenti antropocentrismo, eccezionalismo umano, privilegio di specie, mentre l’antispecismo rimane ancora una chimera, forse siamo bloccatx anziché procedere come motore politico, speditx verso un immaginario di reale trasformazione.

Perché, ci chiediamo, stiamo continuando a utilizzare le stesse identiche categorie conservatrici, culturali, biologiche che venivano già messe in discussione negli anni’80?? Questa, secondo noi, è la domanda principale. Il transfemminismo dovrebbe mettere in discussione queste categorie, dovrebbe mettere a critica l’eterosessualità in maniera profonda e accurata, non come una forma di sessualità ma come istituzione e regime politico. Limitarsi a sommare termini ad altri termini, femminismo e transfemminismo, maschile e di genere, non basta perché così facendo si ripropone solo una versione riarrangiata del sistema, visto che si rimane ancora imprigionatx nelle categorie di sesso e genere (uomo e donna – maschile e femminile), o di specie  vista  la quasi totale assenza dentro Nudm delle persone che queste dualità ed altre categorie binarie stanno da tempo provando a decostruire. Parliamo delle persone trans, queer, antispeciste, razzializzate, colonizzate.

Quello che facciamo quando proponiamo l’uso dello schwa, della x, della troncatura delle parole o le altre formule di iniziali come LGBTQIAPK+,  pur consapevoli del rischio di costruire nuove gabbie identitarie, intendiamo mostrare la volontà di dare spazio, di de-naturalizzare, di fare rumore, di incoraggiare il movimento e intervenire per aver indietro (e qui facciamo una citazione): “il potere sulla nostra lingua attraverso la tensione dei suoi usi grammaticalmente illegali … come operaie del linguaggio che assaltano la fabbrica del padrone per collettivizzarla”.

Non siamo prontx? Non siamo d’accordo? Parliamone, definiamoci, almeno così sarà più chiara la nostra specificità perché, oggi come oggi, essa sembra aderire a quella di un femminismo rivolto in maniera prevalente alle DONNE, anche se poi ci si ricorda di aggiungere la sigletta d’obbligo o gli schwa  che fanno tanto “apertura” e “inclusività” (parola orribile, quest’ultima perché prevede sempre il potere implicito di chi include su chi verrà incluso) ma marginalizzando al contempo le questioni e le iniziative delle persone queer. Forse non abbiamo ragionato abbastanza sull’ambiguità dell’aggettivo femminista che significa ancora, purtroppo, lottare per le Donne in quanto mito, mentre dovremmo riconoscerci nella lotta per decostruire l’intera classe delle donne, per una società senza generi o per una loro moltiplicazione infinita che possa rappresentare tutto quanto il rappresentabile e senza subalternità. La questione dell’ambiguità è quella che poniamo, in maniera più o meno riconoscibile, più o meno efficace e ostinata, ogni qualvolta chiediamo modifiche, sostituzioni, cambi di termini.

I vissuti reali delle persone, quelle a cui prevalentemente ci rivolgiamo, quelle che ci ascoltano con sempre maggior attenzione, vi si rispecchieranno, come hanno dimostrato le parole di Elena Checchetin. Proviamo ad andare oltre perché questo  ci renderà sicuramente più forte e davvero tuttx dalla stessa parte e senza dimenticarci di nessunx, ponendo la giusta attenzione alle rivendicazioni altrui, come stiamo facendo ora con quelle delle persone disabilizzate delle quali, in tutta onestà, ci eravamo allegramente dimenticatx fino a quando non hanno suscitato il giusto clamore. 

Per concludere volevamo dirvi che ci dispiace di essere percepitx come gruppo o come persone, affaticanti, sfinenti, ostinate. Avvertiamo queste reazioni e vogliamo lavorarci al nostro interno in modalità autocritica-ON, ma ci teniamo a farvi capire – se ancora non si fosse capito – quanto questi temi ci stiano a cuore, quanto crediamo siano importanti e fondamentali per una progressiva, storica trasformazione di NUDM. Sono questioni che crediamo imprescindibili e quindi vi lasciamo con una promessa che non vorremmo fosse intesa come minaccia,e cioè che non vi libererete facilmente di noi, ricordatevelo! Crediamo che il nostro movimento, al di là delle fatiche reciproche che questa convivenza di lotta comporta, nonostante il suo procedere, a volte,  un po’ a singhiozzo, sia un movimento potente. E vogliamo farne parte perché contiamo più che mai su un immaginario rivoluzionario da costruire insieme. Ce la possiamo fare e ce la faremo !! 

Assemblea ecotransfemminista antispecista Corpi e terra

Una replica a “Assemblea nazionale NUdm”

  1. Grazie a tutt- M0lto chiaro il documento e lo condivido completamente. Il patriarcato, chiamiamolo così, è l’ideologia dominante che riguarda tutti indistintamente ,compresa la donna certamente, e da sempre, dalla violenza alla miseria etica all’individualismo…, le cui basi si poggiano sui poteri politici economici sociali che si servono di armi potentissime, come l’informazione scorretta oppure omessa ,la guerra, la miseria, l’identità di genere…

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