Assemblea Transterritoriale Transfemminista Antispecista NON UNƏ Dİ MENO

L’unico ponte che ci piace

25 novembre 2023, Transfemministə ingovernabili contro il patriarcato

Questo il testo dell’intervento scritto collettivamente dall’assemblea TRANSterritoriale Corpi e Terra, dall’assemblea di Non Una di Meno Messina e da XR Roma

1. Autodeterminazione e Liberazione per tuttu

IL CORPO È MIO E LO GESTISCO IO NON VALE SOLO PER IL CORPO MIO.

C’è una parola, un concetto o meglio una pratica fortemente rivoluzionaria: AUTODETERMINAZIONE. Questa parola è unita alle pratiche di LIBERAZIONE dalle norme imposte da uno stretto filo che si chiama INTERSEZIONE, perché molte e diverse sono le oppressioni che si vivono sui corpi; non tutte uguali, non tutte assimilabili ma tutte nominabili e contrastabili. Riconosciamo il diritto all’autodeterminazione per tuttu per negare le gerarchie di valore imposte sui corpi.

2. Decolonialità e Responsabilità

Per superare i binarismi coloniali, di genere, di abilità e di specie, vogliamo partire dal concetto di margine. In questo senso vogliamo pensare la marginalità come lo spazio del rifiuto; del rifiuto del binarismo di genere, della visione bianca e occidentale, rifiuto della classificazione e gerarchizzazione dei corpi, rifiuto dello sfruttamento dei territori e di chi li abita. Agiamo il nostro rifiuto con pratiche che vanno dalla solidarietá all’assunzione di responsabilità, anche tramite azioni dirette, disobbedienza civile, boicottaggi a governi e multinazionali della guerra e della distruzione.

3. Antispecismo ed Ecotransfemminismo

Assumere l’antispecismo queer ed ecotransfemminista significa lottare per abbattere tutte le gerarchie: l’attuale sistema di produzione si fonda sulla messa a valore di miliardi di corpi di persone di altra specie usati per la produzione di “merce da consumare”. Per abbattere davvero le gerarchie c’è bisogno di riconoscere i privilegi di specie, poichè dalla parte dell’oppressore ci siamo noi che ci siamo autoproclamati superiori e dominiamo, pensando di poterne disporre a nostro uso e consumo, su ogni territorio e ogni corpo che lo abita anzichè costruire una convivenza multispecie veramente orizzontale e libera da ogni prevaricazione.

4. antispecismo e corpi queer

L’antispecismo vive molto comodamente nel corpo queer, nel corpo diverso, che si sottrae e resiste alle norme imposte. NOI persone trans, non binarie, intersex, queer, lesbiche, bi, poliamorosə e pan, asessualə, aromantichə, kinky ci sottraiamo alla norma ciseteropatriarcale. Norma che si esprime con discriminazioni, marginalizzazioni, stigmatizzazioni, violenze, femminicidi, translesbocidi, suicidi di stato e dell’odio sociale, dominio e massacro di persone di altre specie. Vogliamo costruire spazi fondati sulla cultura del consenso liberati da stupro, macismo, abilismo, razzismo, specismo e odio per le persone queer.

5. Giustizia transformativa e Contrasto alla violenza

Vogliamo ricordare che non tuttu abbiamo la libertà di poter essere qui. Un pensiero va a chi è reclus negli allevamenti, nelle galere, nei laboratori, al 41bis, nei circhi, nei CPR, negli zoo, nei lager, nei territori occupati e colonizzati. Per eliminare davvero la violenza istituzionale e l’odio eterocispatriarcale, non bastano le parole, le giornate dei pride e le manifestazioni ma serve la costruzione dal basso di un’alternativa culturale e sociale. Bisogna superare il punitivismo, la reclusione  e l’isolamento costruendo spazi in cui praticare accoglienza, cura e mutualismo con lo sguardo rivolto alla giustizia trasformativa. 

6. Lotta e pratiche

Siamo anche persone neurodivergenti e disabili, che spesso vivono molte altre forme di marginalità intersecate. Ci mobilitiamo per spazi accessibili a tuttu. La nostra società si basa su canoni abilisti sui quali si sviluppa ogni struttura sociale e politica. Rivendichiamo una prospettiva non patologizzante e non psichiatrizzante con l’obiettivo dello star bene tuttu. Lotta è anche usare strumenti e pratiche che permettano la partecipazione di persone neurodivergenti, cieche, sorde, mute o con disabilità motorie; è avere attenzione sempre per tuttu. Lotta è anche teatro, danza, musica, arte, pittura, scultura, espressione emotiva, autoproduzione in una diversità di forme.

7. Resistenza e contropotere

Dove c’è potere c’è anche resistenza, opposizione o insubordinazione. Le persone di ogni specie resistono, nonostante millenni di domesticazione, di selezione genetica, di sproporzione di forze in campo e si oppongono al dominio che gli umani esercitano su di loro, diventando soggettivita antagoniste: evadono, si rivoltano, contrattaccano, si rendono improduttivi e, piuttosto che rimanere schiavi, si suicidano. Riconosciamo la resistenza come una delle più potenti risposte politiche alle manovre del potere che ci opprime tuttx e vogliamo costruire nuovi corpi sociali, nuovi assemblaggi gioiosi di corpi e passioni transpecifiche capaci di costituirsi come forme vitali e virali di contropotere.   

8. Cura e comunità

La negazione ai territori e ai popoli di autodeterminarsi è parte di una strutturale violenza coloniale che militarizza e occupa per la sottrazione, la privatizzazione e lo sfruttamento politico,sociale, culturale ed economico di beni comuni materiali ed immateriali. Vogliamo intraprendere un cammino comune a livello transterritoriale nell’esercizio e nello scambio di economie decolonizzate, alternative a quelle biocide ed estrattiviste del capitalismo neoliberale. Vogliamo continuare a fare comunità e creare spazi in cui si possa vivere a partire dai propri desideri e dalla propria libertà ridando centralità politica alle pratiche di cura collettive e di cooperazione rifiutando le norme patriarcali nelle relazioni politiche e sociali. 

9. Risorse e Sviluppo

Si continuano a usare parole come “RISORSE E SVILUPPO” parlando di foreste, oceani, venti, acque, mari, minerali, montagne e pianure brandizzandoli, solo per intensificarne lo sfruttamento distruggendo la naturale biodiversità degli ambienti, perchè al sistema capitalista la natura piace solo se utile al mercato. Anche i beni culturali, sono sempre più trattati come merce visto che il governo delega la loro gestione e cura ai privati. Si continua a dirottare il denaro pubblico per fare gerarchie dei corpi decidendo chi può muoversi, chi deve essere schiavizzato, chi può schiavizzare, chi può riprodursi, chi viene sacrificato per la scienza, per lo sport, per intrattenerci e chi viene utilizzato per la nostra alimentazione. Lo sviluppo inteso con la logica occidentale, è un concetto estremamente classista che si basa sull’impossibile crescita infinita della produzione consumistica ai fini del profitto a scapito delle vere necessità di rigenerazione e di una rivoluzione ecologica lontana dal green washing che ci viene costantemente proposto. 

10. Roma e Messina.

Salutiamo chi è in corteo a Messina perché oggi ci sono 2 manifestazioni nazionali e quella di Messina è carica di significati e di posizionamenti contro le grandi opere (NO PONTE per cui si manifesterà il 2 dicembre a Messina), contro le guerre e la militarizzazione che si insinua costantemente nelle nostre vite e ora anche nei percorsi formativi e didattici (NO MUOS; NO AI PROGETTI DI SCUOLA LAVORO NELLE BASI, NO ALL’ESERCITO E ALLA POLIZIA nelle scuole), contro la repressione e le norme sempre più criminalizzanti e repressive, contro l’invio di armi e il supporto militare di Sigonella al genocidio del popolo palestinese per mano di Israele e dei suoi complici. Ma anche per un posizionamento forte del sud che resiste da anni a razzismo, colonizzazione, sfruttamento ed estrattivismo di corpi e menti; quel sud che si affaccia su un mediterraneo divenuto cimitero per tante, troppe persone che rivendicavano il proprio diritto di vivere una realtà diversa dalla propria, quel sud che continua ad essere costretto a spostarsi per trovare lavoro, per poter essere se stessu e autodeterminare la propria vita, quel sud dove il welfare non è stato smantellato perché non è mai esistito, quel sud in lotta e in rivolta con passione e rabbia. 


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