Assemblea Transterritoriale Transfemminista Antispecista NON UNƏ Dİ MENO

NON CI BRUCERETE MAI PIÙ

Ospitiamo come CorpieTerra le riflessioni collettive del gruppo che, a partire dalle suggestioni dell’intervista a Silvia Federici e degli approfondimenti successivi, ha lavorato a questo testo portandone poi una sintesi nell’intervento all’assemblea nazionale di NON UNA DI MENO di Bologna del 3/4 febbraio 2024

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Il tema della “caccia alle streghe” è stato per lungo tempo al centro della riflessione politico teorica della pensatrice italiana Silvia Federici che ha evidenziato come il capitalismo si inserisca nel contesto storico del crollo del sistema feudale stabilendo la propria egemonia attraverso l’eliminazione di intere comunità, rappresentanti di economie alternative.

Questo processo, a sua volta, ha portato alla soppressione delle rivolte contadine e dei movimenti eretici, alla persecuzione delle “streghe” e alla colonizzazione di paesi “altri”. In tale contesto i processi alle streghe, sia in Europa che nei nuovi paesi colonizzati, giocano un ruolo centrale in quanto relegano le donne nella sfera domestica vincolandole alle attività riproduttive.

Il fenomeno della caccia alle streghe consente quindi la riorganizzazione della società attraverso una nuova struttura che utilizza la gerarchia patriarcale in modo funzionale all’espansione capitalistica. Per stabilire un nuovo contratto sociale, che Federici chiama “patriarcato del salario”, la nuova alleanza criminale tra patriarcato e capitale agisce su due fronti: perseguita violentemente le donne e le soggettività considerate “fuori norma”  implementa l’imposizione di rigidi modelli binari maschili e femminili, basati sulla divisione del lavoro tra il suo carattere produttivo e riproduttivo.

L’inquisizione per altro non si concentra solo sulla persecuzione, criminalizzazione e uccisione delle donne (caratteristica maggiormente identificabile con quello che è successo in Italia) ma apre ad ogni soggettività che in un modo o nell’altro viene accusata di non sottostare alle gerarchie, ruoli e norme sociali imposte dal sistema e che quindi in qualche modo se ne sottrae o viene accusata di sottrarsi. Le persone che venivano definite “sodomite”, quelle che definiremmo oggi “queer/frocie”, vengono dall’inquisizione allo stesso modo perseguitate, criminalizzate e uccise nei roghi perché ritenute per il solo “esistere” pericolose (*) 

Molto spesso il contesto in cui opera l’inquisizione è quello di comunità in cui le donne e/o le persone femminilizzate o disabilizzate si ritrovano senza “gli uomini” che hanno lasciato il territorio per andare a lavoro (miniere, pesca,…) e guerra con lunghi periodi di assenza. Il fare rete all’interno della comunità femminilizzata, la condivisione, l’aiutarsi, i saperi raccontati e praticati fanno paura perché sfuggono al potere patriarcale in una situazione che in sé non può essere sottoposta al controllo dei suoi “normalizzati agenti”. 

Gli strumenti delle torture nei processi servono a costringere a “confessioni” per coinvolgere e spaventare attraverso la “paura collettiva” da sempre grande strumento per legittimare, repressione, violenze e guerre. Tutto questo appartiene ancora oggi alla nostra società e ne è la metafora da contestualizzare in modalità a volte diverse, a volte tragicamente coincidenti come la persecuzione e l’annientamento di intere popolazioni umane e non solo. 

Sebbene infatti la divisione del lavoro sulla base del genere preceda il capitalismo, è solo con l’imposizione dei modelli identitari generati dalla sua ascesa che a tale divisione si aggiunge una gerarchia per cui il lavoro “maschile-salariato” diventa più importante di quello “femminile-di cura”, non riconosciuto e non retribuito perché erroneamente considerato non produttore di valore. 

A questa divisione rigidamente binaria delle identità si accompagna una caratterizzazione dell’uomo come colui che è libero di uscire dallo spazio del privato per abitare la sfera pubblica e politica del mondo esterno, entrando in relazione con altri e ritornando nello spazio della casa quando necessita di espletare i proprio bisogni fisiologici ed emotivi.

Le “donne”, le persone femminilizzate o quelle che hanno comportamenti “fuori genere” devono invece essere isolate all’interno delle mura domestiche e dunque impossibilitate all’incontro con altru, nascoste e invisibilizzate. I loro bisogni e necessità non sono rilevanti e nemmeno possono essere condivise. Il loro compito è quello di prendersi cura, accudire e fondamentalmente riprodursi per riprodurre le norme del sistema.

La “caccia alle streghe e allu stregu” deriva anche dalla volontà di sradicare un insieme di pratiche e saperi, propri della femminilità ma anche delle soggettività non conformi, opposti al modello del “patriarcato del salario”. 

Le chiamate “streghe” dal potere dominante sono tra le principali protagoniste della resistenza agita contro l’imposizione del capitale. Quelli che l’inquisizione definirà i Sabba, i luoghi di invocazione del demonio nei riti satanici, sono spesso in realtà riunioni notturne da loro coordinate per l’organizzazione delle rivolte contadine il quale nome deriva da una delle tante ritualità pagane celebranti i cicli della natura.

Le relazioni tra donne e persone relegate all’isolamento nelle case rappresentano inoltre il luogo dello scambio e del confronto, della messa in discussione delle realtà quotidiane di sottomissione che si trovano a vivere e della possibilità di costruire, insieme delle comunità alternative e quindi pericolose per le norme sociali imposte ed il tipo di comunità stabilito dal potere ecclesiastico.

Le reti dei corpi femminili e femminilizzati sono inoltre custodi di saperi medici ed erboristici che hanno a che fare con la possibilità di riprodursi ma anche con la scelta di non volerlo fare (le tecniche abortive, legate alla conoscenza di erbe e rimedi naturali). É infatti proprio in questi spazi che diventa possibile intendere il corpo come luogo di desiderio al di là delle sue funzioni puramente legate alla produttività contrastando quell’immagine che si cercava di imporre e che vedeva i rapporti sessuali come la giusta risposta degli uomini alle isterie femminili (dove per isterie femminili dobbiamo leggere la ricerca del piacere) normando quindi non solo nelle relazioni etero il “giusto” comportamento ma assegnando ruoli anche all’interno della sfera del piacere riconosciuta solo ad un soggetto nella relazione e imponendo all’altra solo il mandato riproduttivo della specie.

Da sempre il potere della seduzione e del piacere e di una sessualità libera fa traballare il potere perché mette in discussione il matrimonio come accordo economico, di sottomissione, di ruoli molto lontano dal “romanticismo” di cui è stato pervaso. Si veda a questo proposito in quanti casi di femminicidi l’assassino giustifichi il suo atto con presunte o vere relazioni della compagna, amica, amante, ex rispolverando quel delitto di onore di cui l’Italia si è sbarazzata solo nel 1981.

Dunque, la “caccia all3 stregh3”, lungi dall’essere un fenomeno folcloristico, parla in realtà della volontà di sradicare una prospettiva radicalmente diversa di vedere il mondo e agire al suo interno. Le relazioni tra corpi femminili e non conformi è una minaccia sia per il patriarcato che per il capitalismo, nella misura in cui rappresenta l’evidenza del fatto che un’alternativa è non solo possibile ma auspicabile. La persecuzione violenta delle “streghe” è un fenomeno che nulla ha a che fare con una mitologica narrativa appartenente a un passato dimenticato. 

Rappresenta invece un fenomeno che esiste ancora oggi, specialmente in determinate parti del mondo – Africa, India, America Latina – dove le soggettività femminili e femminilizzate resistono ai tentativi della Banca Mondiale di privatizzazione della terra e imposizione del debito (risultati diretti di una colonizzazione che non è mai finita) costruendo comunità alternative di “sussistenza” il cui obiettivo non è, dunque, l’accumulazione di ricchezza a qualunque costo ma le necessità di corpi che insieme, alla terra sentita come corpo vivente, vivono, mangiano, respirano, amano e soffrono. 

Come evidenziato da Rita Laura Segato, nell’analisi del caso di Ciudad Juárez, è però proprio in questi luoghi di resistenza rivoluzionaria al potere istituito che la violenza contro le donne e le persone trans e queer assume caratteristiche così distruttive e dimensioni talmente allargate da qualificarsi come femmi-e aggiungeremmo trans-genocidio. 

La riappropriazione della storia relativa alla “caccia all3 stregh3”, resa possibile anche dalla rilettura di Silvia Federici, chiama i movimenti transfemministi a un lavoro che impone atti di riparazione, di rivolta e di lotta.

Anche questo fa parte di quei percorsi di contrasto alla violenza che tutte le soggettività che si ribellano, si sottraggono o semplicemente non corrispondono  alle norme del patriarcato continuiamo a vivere.

In questa direzione stanno nascendo spazi di elaborazione e alcuni rivoli anche qui in Italia da alcuni gruppi di lettura condivisa di Calibano e la strega, alle ricerche storiche che ci auspichiamo continuino, al gruppo Streghitudine, al progetto “capelli al vento” durante la rivoluzione iraniana. È stato creato un profilo IG LA MEMORIA DELL3 STREGH3 in cui vorremmo confluissero le azioni di questi percorsi e altri di cui non sappiamo e che scopriremo in questo percorso.

In questo momento ci stiamo concentrando sulla narrazione e mercificazione delle rappresentazioni simboliche malamente giustificate da tradizioni e folklore.

Sul territorio italiano (ma non solo) sono diffuse, specialmente nel mese di gennaio e in occasione di San Giovanni a giugno, “feste di paese” in cui si verifica la costruzione di veri e propri roghi sui quali vengono bruciati fantocci con tratti femminili o di persone razzializzate che rimandano a modelli di bruttezza, vecchiezza, di malvagità, di ciò che è vecchio brutto e va bruciato togliendo al fuoco la sua simbologia precedente al capitalismo in cui rappresentava la rigenerazione, il passaggio dall’inverno, dalla morte alla rinascita, alla rigenerazione. 

È stata responsabilità di Chiesa e religione cattolica a stravolgere, strumentalizzare, minimizzare il vero significato arcaico dei rituali del passato legati al fuoco strettamente legato alla vita e al Sole, uno degli elementi celebrati e venerati insieme ad acqua, aria e terra. 

Il fuoco che, nella simbologia precedente al capitalismo rappresentava la rigenerazione, il passaggio dall’inverno alla primavera, dalla morte alla rinascita, alla rigenerazione diventa quindi, in queste rappresentazioni, agente di violenza e sofferenza.

I roghi delle feste di paese di fatto riproducono e normalizzano le azioni violente di una storia che ci appartiene in cui per secoli migliaia di donne, di persone in grado di curare, e in grado di costruire comunità per sopravvivere all’assenza del controllo maschile, di persone frocie e queer definite “sodomiti”, di persone ritenute “eretiche” sono state uccise sotto l’accusa di stregoneria,”bruciate vive” proprio come in questi riti dopo immense torture. Un genocidio ancora non riconosciuto come tale e con il quale gran parte della società ancora non ha fatto i conti. La riproduzione di queste pratiche violente sotto forma di festa offende la nostra memoria.

A questo genocidio dobbiamo gesti di riparazione storica attraverso la riappropriazione narrativa della storia, un necessario revisionismo storico transfemminista.

Cosa è successo nel tempo per arrivare a normalizzare nella nostra società quello che per secoli ha causato morte, sofferenze sia in Europa che nelle colonie? Quali anche gli interessi economici nella macchina turistico capitalista nel riproporre le così chiamate “feste tradizionali”? Perché non ritornare alla scoperta di altre ritualità nel recupero delle tradizioni legate alla terra e alle stagioni se possiamo ancora parlarne vista la situazione climatica che abbiamo prodotto? 

Non tutto ciò che è tradizione è buono anche perché tanto troppo spesso è questo a generare la riproduzione di questo sistema. Tradizioni e folklore non fanno che riproporre immaginari che rafforzano la cultura dominante e per questo sono necessarie azioni contro queste rappresentazione, narrazioni, mercificazioni e rappresentazioni simboliche. Il desiderio di fermare queste simboliche uccisioni e smembramenti di corpi femminili, femminizzati e/o razzializzati è grande in un momento in cui la bruciatura delle streghe è tornata ad esistere.

Ci ha molto colpito il fatto che in due recenti casi di femminicidi qui in Italia due donne siano state uccise e poi bruciate. 

Ciò che vogliamo proporre con questo intervento è di riflettere su quanto queste pratiche vadano estendendosi e affermare che i metamessaggi delle manifestazioni “tradizionali” possono e devono essere trasformati e risignificati.

Accogliendo l’appello di Silvia Federici vogliamo riappropriarci della storia delle persone perseguitate per stregoneria, le persone “streghizzate” diremmo oggi, metterci in rete, organizzare azioni di protesta, contrasto e messa in discussione di quelle pratiche che non fanno che normalizzare il genocidio istituzionale delle persone ritenute non conformi alle imposizioni del sistema, avvenuto durante l’inquisizione ma che riemerge nella violenza che viviamo quotidianamente.

(*) PROCESSI dell’inquisizione post mortem 

In questa puntata di TRANSfemmINonda Silvia Federici, nella sua intervista a Romina Tassinari ci ha parlato del genocidio/femminicidio delle persone accusate di stregoneria e ha interpellato i nostro movimento per un lavoro di recupero e riappropriazione della storia che imponga atti di riparazione, di rivolta e di lotta anche e soprattutto come contrasto alla violenza che noi, soggettività che si ribellano e sottraggono alle norme imposte dal patriarcato, continuiamo a vivere.

In questa puntata di TRANSfemmINonda abbiamo ulteriormente approfondito il tema in dialogo con Federica Merenda, ricercatrice in Filosofia Politica nell’Area di ricerca in Studi di Genere della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e insegnante di Filosofie Politiche Femministe all’Università di Graz in Austria e Giulia Longoni che a partire dal 2019 ha inaugurato un ciclo di incontri triennale presso l’Università degli Studi di Milano su filosofie femministe e queer theories

2 risposte a “NON CI BRUCERETE MAI PIÙ”

  1. Con l’AI si presentano nuovi scenari.
    Il Patriarcato, quindi il Sistema, continua a escogitare nuovi piani per sottomettere l’essere umano, per controllarne la mente e manipolarlo ,ricorrendo alla neurotecnologia che guarda nel cervello . Lottiamo sì per i DIRITTI di tutt ma teniamo presente anche il vicino FUTURO

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